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Cittadinanza Digitale

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I cittadini digitali appartengono alla società digitale. Usano la tecnologia per interagire con e nella società. La cittadinanza digitale dà alle persone la capacità di godere dei benefici della tecnologia digitale in un modo sicuro ed efficace. La cittadinanza digitale è un diritto; le digital skills consentono alle persone di esercitare questo diritto. E non stiamo parlando di una virtuale “vita digitale” alternativa a quella sbrigativamente detta “vita reale”, bensì di un aspetto importante ed integrante la vita di tutti noi: la vita online incide ed influenza quella offline e viceversa.
Da quando sono stati coniati i termini nativo e immigrato digitale (Digital natives, digital immigrants – Mark Presnky link) ci sono stati molti dibattiti sul senso di un simile inquadramento del problema. L’ipotesi, secondo cui chi è nato in un periodo di ampia diffusione e quotidiano utilizzo di computer, consolle, smartphone e altri digital devices ha più dimestichezza “digitale” rispetto a chi è nato prima, è stata spesso oggetto di critiche. Molti studi infatti dimostrano come ad un uso eminentemente pratico non corrisponda la consapevolezza delle conseguenze di esso. Per esempio, se è vero che per un ragazzo è facile acquistare online, è altrettanto vero che raramente ha la capacità di riconoscere un sito insicuro, sia accorto nel confrontare tra loro oggetti e prezzi, sia critico sulle informazioni fornite e consapevole di come sono usati i suoi dati dal sito in questione. In poche parole, la cittadinanza digitale riguarda tutti e in particolar modo docenti e genitori. Abbiamo messo insieme qualche spunto per docenti, genitori ed educatori che si interfacciano con giovani di ogni età su questioni digitali.

Cittadinanza e identità digitale

Nella società digitale c’è bisogno di un nome, di un cognome e di una password per proteggerci. Pur sapendo che ognuno può scegliere quello che desidera, è bene che nelle esperienze educative gli educatori partano dall’utilizzo dei propri nome e cognome reali, per non creare da subito finte identità o scudi dietro cui nascondersi. Per quanto riguarda la sicurezza della password, basta seguire le semplici indicazioni che abbiamo riportato qua.

ABCDigitale

Cosa significa?
Partire dalle basi, ovvero scegliere quali sono i concetti cardine da conoscere per chi s’interfaccia con internet: diritto d’autore, copyright, Creative Commons, motori di ricerca e tecniche di selezione delle informazioni. Per usare internet efficacemente e in maniera legale è necessario avere chiaro questi aspetti.
Dedica due ore a questi concetti e altrettante a come si fa una ricerca online: avrà ripercussioni positive su tutte le materie, dal momento in cui ormai il web è la principale fonte di informazioni dei giovani.
Leggi i nostri articoli per avere qualche idea in più:
Ricerche online: https://cyberbee.canalescuola.it/chi-googla-trova/
Selezionare le fonti: https://cyberbee.canalescuola.it/ma-sara-poi-vero-5-consigli-per-riconoscere-le-fake-news/

L’internet dei nativi… nel bene

Pensi di sapere qual è l’utilizzo di internet della tua classe? Mettiti alla prova: chiedi ad ognuno quanto tempo passa e soprattutto cosa fa quando è online.
Se segue degli youtuber o dei profili Instagram, prenditi il tempo di guardarlo con i tuoi occhi. Potresti stupirti e soprattutto imparare qualcosa di nuovo. Se viene fuori qualcosa di notevole e insolito, invita la/lo studente a parlarne alla classe, dedicandogli lo spazio che serve: tutti avranno qualcosa da imparare e da cui farsi ispirare.

L’internet dei nativi… nel male

Se malauguratamente succede qualche fatto negativo legato all’esperienza online della tua classe, non perdere l’occasione: è importante parlarne e trovare un modo di rielabolarlo. Sextortion, cyberbullismo o anche semplicemente phishing e piccole truffe nello shopping online sono esperienze da raccontare, conoscere e da cui imparare per evitarle. Se non sai come fare, ci sono i colleghi cui chiedere aiuto e lo sportello psicologico.

Parole Ostili

Il modo in cui ci si esprime è importante. Il famoso sociologo Marshall McLuhan sosteneva che il mezzo è il messaggio. Pertanto, quando si scrive, già il supporto, ovvero il medium, che lo sostiene è di per sé portatore di significato ed informazioni. Ma anche le parole che si usano, al di là dei concetti che portano con sé, sono esse stesse significanti. Ad esempio, parlare di pace con un linguaggio aggressivo ed offensivo può sortire l’effetto opposto e far sentire minacciato l’interlocutore.
Per questo e altri motivi è nato il progetto “Parole O_stili“, che “ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti”. Dedicare una lezione a questo tema, con esempi e le prove pratiche a disposizione sul sito, ha un valore intrinseco e multidisciplinare, che va oltre la digital citizenship.

Ma sopratutto: non aver paura di internet!

Dietro ogni nuova tecnologia ci sono interessi commerciali, esagerazioni entusiastiche, abusi, truffe e cattive persone che se ne vogliono approfittare. Questo però non è un motivo valido per non provarla, conoscerla, esplorarla e scoprire quali cose ci permette di fare: scrivere, suonare, disegnare, interagire, guardare e tante altre cose che danno emozioni o intrattengono in maniera istruttiva.
Dare retta alla propria parte tech-fobica ed evitare di parlare di questo aspetto della vita di tutti noi potrà avere soprattutto due conseguenze: venire considerato antiquato dalla classe o crescere ragazzi convinti che internet sia pericoloso e non vada usato. E forse entrambe non sono quello che vogliamo.


di Sergio Cattani

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